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Se è vero, come sosteneva Italo Calvino, che i classici sono sempre quelli che si stanno «rileggendo», allora Antigone, Medea, Elettra, protagoniste di alcuni fondamentali testi antichi, risultano fondamentali per la definizione sia del concetto di tragico sia del rapporto amore/violenza nello spazio artistico contemporaneo. Rappresentano il mondo femminile come mondo diverso rispetto a quello logocentrico e patriarcale in cui sono costrette ad agire. Proprio dall'interno lo destrutturano portando un'altra logica e altre istanze valoriali radicate su un modello alternativo di legge, vita, amore. Rappresentano emblemi del femminile negato, sovvertono ruoli, mansioni, gerarchie. Su questo complesso sfondo, grazie a una prospettiva interdisciplinare, l'obiettivo è quello di mostrare non soltanto la costante e vivace presenza delle tre figure classiche sulla scena novecentesca e attuale, quanto quello di intenderle come un'utile euristica per la comprensione delle dinamiche conflittuali del presente che vedono nel ruolo della donna e delle questioni ad esso collegate il perno per l'elaborazione di un 'nuovo' e più 'etico' concetto di genere.
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Il volume esplora la presenza della moda nella letteratura contemporanea, analizzando in maniera specifica un intreccio perlopiù trascurato, e tuttavia fondamentale per definire il senso di una modernità segnata dal profondo rapporto con il corpo e con l'effimero. In un orizzonte non solo italiano, ma anche europeo, l'autrice rilegge opere e scrittori attraverso il tema degli abiti, scoprendo dietro l'apparente frivolezza una sorprendente complessità simbolica e significativi riferimenti socioculturali. Si definisce così una vera e propria letteratura della moda, con un panorama polimorfo di interpreti: da Leopardi e Baudelaire a Wilde, Mallarmé, d'Annunzio e Proust, dai futuristi ai crepuscolari sino a De Pisis, da Pirandello a Joyce e Moravia, da scrittrici come Irene Brin e Gianna Manzini ad attenti indagatori del costume quali Pasolini e Arbasino, capaci di rappresentare le inquietudini e le contraddizioni della contemporaneità anche attraverso la descrizione dell'apparire.
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Nel secolo d'oro della narrativa europea, da Goethe a Puskin, da Stendhal a Jane Austen, da Manzoni a Dickens e Flaubert, la gioventù sale prepotentemente alla ribalta della scena letteraria: è la gioventù problematica e inquieta che nasce dallo sfaldarsi delle società tradizionali, divenendo figura simbolica alla quale la cultura occidentale si affida per rappresentare l'idea di modernità, con il suo carico di grandi speranze e illusioni perdute che l'Europa ottocentesca dovette imparare a percepire e leggere come fosse in un romanzo.
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